Citazioni, aforismi e frasi di Orazio, poeta romano vissuto tra il 65 a.C. e l’8 a.C., ritenuto una delle maggiori figure poetiche dell’età antica, oltre che maestro di eleganza stilistica dotato di un’eccezionale ironia che lo portarono a vivere le vicissitudini politiche e civili dell’epoca da placido epicureo amante dei piaceri della vita.
Citazioni di Orazio
– Come mai nessuno, nessuno vive contento della sorte che sceglie o che il caso gli getta innanzi e loda chi segue strade diverse?
– Tra le altre cose leggerai i filosofi e chiederai loro con quale criterio tu possa condurre una vita tranquilla; perché non ti agiti e ti tormenti l’avidità sempre insaziata, né la paura e la speranza di cose poco utili.
– Odio, ragazzo, il lusso dei persiani e le corone intrecciate di tiglio, né cercare per me dove languisca l’ultima rosa. Non voglio che t’affanni, la mortella mi basta. A te, coppiere, non conviene che il mirto, e anche a me, che sotto folta pergola bevo.
– Scaccia pure col forcone la tua indole, tornerà ugualmente.
– Gli anni che fuggono, inarrestabilmente, ci portano via una cosa dopo l’altra.
– La purezza nella vita è la libertà dal peccato.
– Solo di rado s’incontra chi dica d’essere vissuto felice e, pago del tempo trascorso, esca di vita come un convitato sazio.
– Aiuta un uomo contro la sua volontà e sarà come se lo uccidessi.
– Dammi, o Apollo, che io in buona salute goda di quello che ho; dammi, ti prego, una mente sana e una vecchiaia non turpe e non priva del conforto del canto.
– La voce, una volta emessa, non può più tornare indietro.
– Più a fondo e meglio di un attacco arcigno, la battuta spiritosa serve a troncare anche le questioni grosse.
– Nessuna poesia scritta da bevitori d’acqua può piacere o vivere a lungo. Da quando Bacco ha arruolato poeti tra i suoi Satiri e Fauni, le dolci Muse san sempre di vino al mattino.
– La breve durata della vita non ci permette di concepire speranze che guardino lontano.
– Le focose aquile non generano mai una pacifica colomba.
– È nei contrattempi, soprattutto, che conosciamo tutte le nostre risorse, per poter far uso di loro.
– Ciò era negli auspici: un po’ di terra, non troppa, con un orto e una fonte d’acqua sorgiva vicino alla casa, e in più un po’ di bosco.
– Colui che pospone l’ora di vivere giustamente è come lo zotico che aspetta che il fiume si esaurisca prima di attraversarlo.
– Dello scrivere bene l’origine e la sorgente è il pensiero saggio.
– Se il mondo stesso spezzato cadesse, le rovine lo colpirebbero mentre resiste senza paura.
– Vuoi insegnare? Sii breve, che la mente possa catturare i precetti e trattenerli più facilmente.
– Qualunque ora lieta ti concedano gli dei, prendila con riconoscenza, non rimandarne di anno in anno le gioie, e si possa dire che in ogni situazione sei vissuto volentieri.
– Cancella spesso se vuoi scrivere cose che siano degne di essere lette più di una volta.
– Nessun albero, prima della sacra vite, tu pianterai, o Varo, nei fertili dintorni di Tivoli e presso le mura di Catilo; giacché agli astemi la divinità presenta tutto difficile, né con altro mezzo, se non col vino, scompaiono le preoccupazioni che ci tormentano.
– Beato colui che, lontano dalle cure cittadine, come gli uomini dell’età più antica, ara i campi paterni con buoi che gli appartengono.
– Non possono piacere a lungo né vivere i versi scritti dai bevitori d’acqua.
– A non nutrire speranze immortali ti ammonisce l’anno e l’ora che trascina via il giorno dator di vita…Tuttavia nel cielo le rapide lune ripristinano ciò che hanno perso; noi invece, una volta caduti dove il padre Enea, dove Tullo potente e Anco, siamo polvere e ombra.
– Si apprende più facilmente e ci si ricorda più volentieri di ciò che stimola il senso del ridicolo che di ciò che merita stima e rispetto.
– La pallida morte bussa con equo piede ai tuguri dei poveri e ai palazzi dei re.
– Il mondo è una commedia per coloro che pensano e una tragedia per coloro che sentono.
Aforismi di Orazio
– Io desidererei vivere con te, io morirei volentieri con te.
– Dove brillano molte bellezze non devono offendere alcune macchie, alle quali raramente sfugge la naturalezza umana.
– È falso dire che si ha avuto fortuna, quando non si sa come sfruttarla.
– Non ha molto valore un esempio che risolve una questione con un’altra.
– Niente senza gran fatica la vita concede ai mortali.
– Ai pittori e ai poeti è sempre stata concessa la giusta libertà di osare in ogni cosa.
– Una vaga a sinistra, un altro a destra. Entrambi sono ugualmente in errore, ma si lasciano sedurre dai differenti delusioni.
– Ai poeti non concedono di essere mediocri né gli uomini né gli dei, né le botteghe dei librai.
– Non perché sei proprietario di molti beni avrai il diritto di chiamarti felice: più giustamente merita il nome di felice colui che sa come fare un saggio uso dei doni di Dio e far fronte alla cruda povertà, e che teme il disonore più della morte.
– Ha raggiunto la perfezione chi ha saputo unire l’utile al dilettevole, offrendo divertimento al lettore e insieme istruendolo.
– L’invidioso divien magro alla vista dell’altrui opulenza.
– Se vuoi scrivere, scegli un argomento pari alle tue forze e pensa a lungo e duramente a cosa i tuoi poteri sono uguali e che non sono in grado di soddisfare.
– Mescola alla saggezza un po’ di follia; è dolce folleggiare a tempo e luogo!
– Da bravo traduttore dovrai avere cura di non tradurre parola per parola.
– La giustizia, sebbene avanzi zoppicando, raramente manca di raggiungere il criminale nella sua corsa.
– Spesso gli sciocchi per evitare un difetto cadono nel difetto opposto.
– Non chiamar felice chi possiede molte ricchezze; si addice di più quel termine a chi sa curare da saggio i doni degli dei, e sa sopportare la dura povertà; a chi teme di più il disonore che la morte, e non esita a perdere la vita per i cari amici o per la patria.
– Un’inquietudine impotente ci tormenta, e andiamo per acque e terre inseguendo la felicità. Ma ciò che insegui è qui, se non ti manca la ragione.
– Ahimè! Postumo, Postumo, fuggevoli scorrono via gli anni; e le preghiere non possono ritardare le rughe, la vecchiaia incalzante e la morte inevitabile.
– Molte parole che ora sono in vigore, già caddero e cadono in disuso, per rinascere di nuovo se l’uso lo vuole.
– Tutti i tiranni di Sicilia non hanno mai inventato un tormento più grande dell’invidia.
– Non può esservi uomo talmente bestiale, che, per poco che presti orecchio alla coltura della mente, alquanto non s’incivilisca.
– Così raramente si trova qualcuno che dica di esser vissuto da uomo felice e, compiuto il tempo concessogli, esca dalla vita soddisfatto, come commensale sazio.
– Una volta che un’anfora nuova sia impregnata di un odore, lo conserverà a lungo.
– Chi s’accontenta del poco che ha bisogno, non attinge acqua torbida di fango e non perde la vita tra le onde.
– Più del giusto loda le merci il mercante che se ne vuole sbarazzare.
– Di chi stai ridendo? Cambia nome e la barzelletta è su di te.
– Uno scherzo spesso decide questioni importanti in modo più efficace e lieto che la serietà.
– Una delle peggiori tragedie dell’umanità è quella di rimandare il momento di cominciare a vivere. Sogniamo tutti giardini incantati al di là dell’orizzonte, invece di goderci la vista delle aiuole in fiore sotto le nostre finestre.
Frasi di Orazio
– Il popolo mi fischia, ma io mi applaudo da me, a casa mia, quando contemplo le mie ricchezze in cassaforte.
– Disavventure, eventi imprevisti, situazioni aperte, svelano la bravura di un generale, mentre il successo nasconde la sua debolezza, i suoi punti deboli.
– Gli affanni vanno di pari passo alle ricchezze che crescono.
– Con la ricchezza aumentano le preoccupazioni. Con la povertà non diminuiscono.
– La stirpe e il valore, se non sono uniti alla ricchezza, valgono meno di un alga.
– Sono cose che ti riguardano, quando brucia la casa del vicino.
– I venti squassano soprattutto i pini più maestosi, le torri più alte crollano con maggior rovina e i fulmini colpiscono le cime più elevate.
– I nostri genitori, peggiori dei loro padri, hanno generato noi, più scellerati di loro; noi, a nostra volta, genereremo figli più perversi di noi.
– Immagina che ciascun giorno sia l’ultimo di una vita piena di speranze, premure, rabbia e paura. Le ore che arrivano inaspettate saranno molto più gradite.
– Uno stomaco raramente digiuno disprezza i cibi volgari.
– Nessuno in realtà nasce senza vizi: il migliore è quello che è colpito dai più leggeri.
– Sarà sempre uno schiavo chi non sa vivere con poco.
– Come se in un bel corpo si andassero a notare gli sparsi nei.
– È duro ma diventa più leggero grazie alla pazienza tutto ciò che non è lecito cambiare.
– Preferisco passare per folle o stupido, fino a quando le mie mancanze mi daranno piaceri e illusioni, che essere un saggio arrabbiato.
– Odiamo la virtù quando è presente, invidiosi la cerchiamo quando è stata completamente portata via.
– L’avversità ha l’effetto di stimolare dei talenti che, in condizioni di prosperità, sarebbero rimasti dormienti.
– Ho condotto a termine un’opera più duratura del bronzo e più alta delle regali piramidi, che né la pioggia corrosiva né il vento impetuoso potranno distruggere, né l’innumerevole serie degli anni e lo scorrere veloce del tempo. Non morrò completamente, e la gran parte di me sfuggirà alla tomba.
– L’ira è un furore di breve durata, trattieni i tuoi impulsi, che, se non sono sottomessi, comandano.
– Il pane col sale placherà bene lo stomaco ululante per la fame.
– Gli sciocchi, nel loro stupido pudore, nascondono le piaghe senza curarle.
– O cittadini, cittadini, prima si deve cercare il denaro, e dopo il denaro la virtù.
– Non piacciono a lungo né vivono le poesie scritte da chi beve solo acqua.
– Sogniamo tutti giardini incantati al di là dell’orizzonte, invece di goderci la vista delle aiuole in fiore sotto le nostre finestre.
– La forza bruta non governata dalla ragione rovina sotto il suo stesso peso.
– Tutti siamo sospinti nel medesimo luogo; nell’urna si agita la sorte di ognuno: prima o poi la sorte dovrà uscire, e ci farà salire sulla barchetta verso l’esilio eterno.
– Avere guai per colpa del destino non è la stessa cosa che averne per colpa nostra.
– In questo sbagliò: che in una sola ora scriveva, che prodezza!, 200 versi, così, come si dice, su un piede solo! Ma scorrevano torbidi e c’era del troppo, che vorresti togliere. Troppo verboso egli era, pigro alla fatica dello scrivere: dello scrivere bene, intendo: al molto non do peso.
– Ricordati di serbare animo sereno nelle avversità.
– Noi siamo polvere e ombra, la polvere non è che fumo; ma il fumo è nulla, quindi noi non siamo nulla.